martedì 4 novembre 2008

Un grosso equivoco

Sabato scorso, nel mio liceo, alcuni insegnanti hanno distribuito all’uscita da scuola un volantino che presentava i principali punti della riforma Gelmini e invitava a partecipare ad un’assemblea chiarificatrice. Oggi, tre giorni dopo, un gruppo di studenti, sulla scia dei propri insegnanti, ha diramato un foglio che spiega che si sentono «menati per il naso da chi usa vecchi sistemi ideologici e un arrogante demagogia per deformare la realtà», usando parole di cui evidentemente non sanno il significato, e proseguono riportando l’intero testo del decreto legge in questione. Questo è un esempio dell’equivoco creatosi in Italia relativamente a questo problema. Infatti in pochi sanno che i tagli all’istruzione e alcuni degli elementi maggiormente criticati non si trovano nel decreto legge Gelmini, in approvazione al Senato, ma nella Finanziaria 2009, già approvato tempo fa. Questo grosso fraintendimento dipende in primo luogo dalla maggior parte dei politici, di destra e sinistra, che si fanno eco l’un l’altro dicendo che il decreto riguarda solo la scuola primaria (che è vero) ma non spiegano perché ci sono decine di migliaia di studenti e insegnanti in piazza a manifestare, ma soprattutto dipende dai mass media, che non fanno il loro lavoro fornendo un’informazione reale, ma riportano le varie opinione dei politici, creando solo più confusione nell’opinione pubblica. Infatti, se le persone sapessero di cosa realmente tratta l’intera riforma, nessuno si sognerebbe di essere favorevole, poiché basta un po’ di buon senso per accorgersi che il Paese non è di queste leggi che ha bisogno. Un maestro unico alle elementari significherebbe solo una recessione a decenni fa, quando ancora non esistevano le molteplici discipline che sono necessarie al giorno d’oggi, come inglese, informatica, educazione musicale e artistica. I tagli ai fondi delle scuole e delle università sono improponibili, perché sono tagli sul futuro delle prossime generazioni, che non potranno più contare su una formazione scolastica sufficientemente solida. Una riduzione dell’orario significa solo disagi in più per quei genitori che lavorano e che non sanno a che affidare i figli. Bisogna comunque notare anche un elemento positivo nella riforma, che è l’insegnamento dell’educazione civica e soprattutto della Costituzione, anche se è alquanto paradossale che proprio questo governo proponga un tale progetto. Perciò si spera che queste leggi vengano prima spiegate ai cittadini e poi ritirate a furor di popolo, dato che sono tutt’altro che necessarie e tendono solo a peggiorare le cose.

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