venerdì 18 giugno 2010

Le ultime parole di José Saramago

Oggi è morto, all’età di 87 anni, José Saramago, unico premio Nobel per la letteratura in lingua portoghese. Ateo e comunista, si autoesiliò dal suo paese d’origine perché il presidente conservatore di allora, che è anche quello odierno, non aveva voluto presentare una delle sue opere ad un premio internazionale in quanto era un libro eterodosso su Gesù. Saramago si è occupato più volte anche dell’Italia, della cui situazione politica ha trattato, tra le altre cose, nel suo libro “Il quaderno” che Einaudi non ha voluto pubblicare poiché conteneva delle critiche al premier. Note sono state anche le sue prese di posizione in favore della Palestina, nel conflitto in Medio Oriente, per le quali è stato bollato come antisemita.
Nel 1947, dopo aver fatto lavori umili per il sostentamento suo e della sua famiglia, riesce a pubblicare la sua prima opera, che però non avrà molto successo. Riuscirà ad ottenere una certa notorietà passando dai libri poetici ai romanzi, soprattutto con Memoriale del convento e L'anno della morte di Ricardo Reis. Cecità è considerato il suo più grande capolavoro.
Stamattina, prima della sua morte sopraggiunta intorno alle 13, ha postato un ultimo post sul suo blog (caderno.josesaramago.org), dove ha lasciato forse l’insegnamento di una vita.

« Penso che la società di oggi abbia bisogno di filosofia. Filosofia come spazio, luogo, metodo di riflessione, che può anche non avere un obiettivo concreto, come la scienza, che avanza per raggiungere nuovi obiettivi. Ci manca riflessione, abbiamo bisogno del lavoro di pensare, e mi sembra che, senza idee, non andiamo da nessuna parte. »

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