venerdì 13 maggio 2016

Cosa sono destra e sinistra in politica


Con alcuni amici, ho costituito un gruppo denominato Muovere Le Idee. Il nostro intento è di spiegare la politica attraverso video brevi e leggeri da diffondere sul web. Ecco la versione originale, scritta da me, del copione del nuovo video.

I concetti di destra e sinistra rappresentano uno dei tormentoni della politica. Questi termini sono molto in voga fra chi la politica la pratica e la segue da vicino. Renzi afferma di essere di sinistra ma molti lo accusano di essere di destra. Salvini viene collocato da molti all’estrema destra. Secondo Grillo, invece, destra e sinistra non hanno più senso di esistere. Una cosa è certa: queste categorie sono cadute un po’ in disuso ultimamente e il leader dei 5 stelle non è l’unico a considerarle inutili. Per capire se questa tesi è corretta, vediamo insieme come destra e sinistra sono nate e quali significati hanno assunto nel tempo.

LA STORIA

L’uso dei concetti di destra e sinistra in politica è cominciato un po’ per caso. Siamo nel 1789, si è appena conclusa la Rivoluzione Francese e vengono inaugurati gli Stati Generali: l’assemblea di nobiltà, clero e Terzo Stato chiamata a condividere il potere col re. Nel momento di entrare nella sala della riunione, con i posti a sedere distribuiti a semicerchio, i presenti si divisero secondo le loro idee politiche: i conservatori e i difensori dell’antico regime si sedettero a destra rispetto al presidente, i rivoluzionari e i radicali a sinistra mentre al centro rimase chi non aveva una posizione precisa.

Da allora, la democrazia ha preso sempre più piede e il suffragio, cioè la parte di popolazione a cui è consentito votare, è stato progressivamente esteso. Nel frattempo, sono nati i partiti, ciascuno dei quali cerca di rappresentare una parte dell’elettorato. Nell’opinione pubblica, infatti, hanno cominciato ad emergere le prime fratture sociali, una caratteristica fondamentale di una società pluralistica. I politologi Lipset e Rokkan hanno individuato diverse divisioni sociopolitiche, che si sono succedute nel tempo per importanza: quella fra il centro e la periferia, fra stato e chiesa, fra città e campagna, fra lavoratori e datori di lavoro. I termini destra e sinistra sono serviti come contenitori concettuali di tutte queste fratture ma hanno avuto particolarmente fortuna con l’ultima: quella fra lavoratori e datori di lavoro. Infatti, da una parte c’erano i partiti di destra, schierati in difesa degli interessi degli imprenditori, e dall’altra i partiti di sinistra, volti a tutelare dipendenti e operai. Tuttavia, questa frattura sociale ha cominciato a perdere importanza già da qualche decennio, a causa dei mutamenti che hanno interessato sia la politica che l’economia.

LA TEORIA

Ma se destra e sinistra hanno assunto diversi significati nel tempo, allora come possiamo distinguerle? Norberto Bobbio, un grande filosofo italiano, ha proposto un modo per farlo. A suo avviso, ciò che in fondo differenzia destra e sinistra è il loro atteggiamento verso le disuguaglianze. Chi è di sinistra ritiene che per una buona convivenza sia più importante ciò che accomuna gli individui, mentre chi è di destra sottolinea l’importanza delle differenze. Inoltre, mentre per la sinistra le disuguaglianze sono perlopiù sociali ed eliminabili, per la destra esse sono create dalla natura e quindi non possono essere evitate. Queste posizioni non sono mai assolute: nessuno ritiene che dovremmo essere uguali in tutto o che non si debba correggere nessuna disuguaglianza, ma questa diversità di vedute si traduce nel supporto di politiche che spingono più da una parte o dall’altra.

Altri studiosi sostengono che destra e sinistra non bastino a rappresentare tutte le idee politiche e che servano altri due termini: libertà e autorità. Mentre alcuni pensano che la destra sia libertaria e la sinistra autoritaria, molti ritengono invece che si tratti di due dimensioni che si intrecciano tra loro: destra e sinistra da una parte e libertà e autorità dall’altra. Lo stesso Bobbio crede che il libertarismo rappresenti la parte moderata sia della destra che della sinistra, mentre l’autoritarimo sia il principio guida delle rispettive fazioni estremiste.

I VALORI

Storicamente, destra e sinistra sono state distinte in base ad una serie di valori, riferiti a vari aspetti della vita e della società, che vanno però interpretati come tendenze generali e non in senso assoluto:
  • rispetto alla religione, la destra è caratterizzata da un forte sentimento religioso, mentre la sinistra è laica (cioè promuove la separazione tra gli affari della fede e quelli dello stato);
  • rispetto all’economia, la destra è più incline a lasciare che sia il mercato a decidere la distribuzione delle risorse economiche, mentre la sinistra è favorevole ad un ruolo più rilevante dello stato;
  • sotto il profilo sociale, la destra è tendenzialmente dalla parte degli imprenditori e dei liberi professionisti, mentre la sinistra sta con i lavoratori dipendenti e gli operai;
  • nei rapporti fra le persone, la destra è più per la gerarchia, lo status e il merito, la sinistra per i rapporti di parità, per la giustizia e l’uguaglianza;
  • nell’atteggiamento verso la vita e nei valori personali, la destra si riconosce nella tradizione e nella conservazione, mentre la sinistra nel progresso e nel cambiamento.

NELLA PRATICA

Ma veniamo al tipo di forze politiche che sono cadute sotto queste etichette nel corso della storia. Nell’Ottocento, i temi su cui si scontrano destra e sinistra sono quelli del suffragio e dell’economia. Da una parte la destra, appoggiata dai ceti più abbienti, cerca di mantenere il voto riservato a chi detiene un certo patrimonio e spinge per la liberalizzazione dei commerci con l’estero. Dall’altra parte, la sinistra tenta di estendere il suffragio, dando maggiore potere alla popolazione più povera, e preme per un maggiore protezionismo dalla concorrenza straniera.
Nella prima parte del Novecento, emergono gli estremismi di destra e sinistra, che condividono un approccio autoritario al potere. Con la rivoluzione d’ottobre del 1917, il partito comunista instaura in Russia un regime che abolisce la proprietà privata e nazionalizza tutte le attività economiche, al fine di dare il potere alla classe lavoratrice, prima sfruttata dai detentori del capitale. Pochi anni più tardi, in paesi come Italia e Germania, salgono al potere regimi fascisti e nazionalsocialisti, che mirano a riaffermare i valori della tradizione e della patria, oltre a diffondere il culto della forza e dell’autorità.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, con la nascita delle democrazie moderne nell’Europa Occidentale, destra e sinistra rinascono principalmente intorno alla divisione sociale tra imprenditori e operai. A destra si formano i partiti popolari e cristiani, a sinistra quelli socialisti, socialdemocratici e comunisti. In Italia, però, abbiamo una situazione un po’ particolare, con un grande partito di centro, la Democrazia Cristiana, che governa per molti anni da sola con alleati di scarso peso. Alla sua destra c’è il Movimento Sociale, un partito di estrema destra che si richiama all’esperienza fascista. Mentre, alla sua sinistra, troviamo il partito socialista e quello comunista, con quest’ultimo che fa riferimento all’omologo sovietico.
Il panorama politico italiano si trasforma radicalmente all’inizio degli anni Novanta, con la nascita della cosiddetta Seconda Repubblica. Da quel momento, due grandi coalizioni di centrodestra e centrosinistra si alterneranno al governo per i successivi vent’anni.
Per citare qualche partito odierno, partendo da sinistra troviamo Sinistra Italiana e il Partito Democratico, a destra abbiamo invece il Nuovo Centro Destra, Forza Italia, la Lega Nord e Fratelli d'Italia. C'è poi il Movimento 5 Stelle che però rifiuta di collocarsi su quest'asse.

CONCLUSIONE

Sebbene destra e sinistra non siano sempre state le stesse nel corso del tempo, i loro rispettivi valori fondamentali sono rimasti immutati. È vero: non è facile capire cosa siano esattamente l’una e l’altra, tuttavia sembrano aver sempre svolto un ruolo fondamentale nell’orientare l’opinione pubblica nello spazio politico. Almeno fino ad oggi. Negli ultimi anni, infatti, sono apparsi nuovi partiti, definiti da molti “populisti” per il loro stile nel far politica, che rifiutano le vecchie etichette di destra e sinistra. Tuttavia, in molti casi, le loro posizioni permettono ancora di classificarli in queste due categorie.