Tesina sulla decrescita - Chi critica la crescita

PRINCIPALI ESPONENTI DELLA DECRESCITA
La teoria della decrescita affonda le sue radici negli studi dell'economista rumeno Nicholas Georgescu-Roegen che dimostrano come l'economia classica si scontri con il secondo principio della termodinamica.
Negli stessi anni in cui Georgescu-Roegen formulava le sue teorie, nel 1972, il Club di Roma, think-tank guidato da Aurelio Peccei, commissionava al MIT di Boston una ricerca sui limiti fisici del pianeta. Il rapporto che ne uscì ("Rapporto sui limiti della crescita", titolo erroneamente tradotto in italiano in "Rapporto sui limiti dello sviluppo") fu il primo studio scientifico ad individuare nella crescita il principale responsabile dei problemi ambientali come l'inquinamento, la scarsità delle materie prime e la distruzione degli ecosistemi. Oggi questo rapporto rappresenta un importante pilastro storico non solo per i sostenitori della decrescita ma anche per gli ecologisti e ambientalisti in generale.
Le teorie di Georgescu-Roegen come i risultati del rapporto del Club di Roma sono stati ripresi ed ampliati dallo studioso francese Serge Latouche, considerato il principale teorico contemporaneo della decrescita. Latouche è professore emerito di Scienze economiche presso l'Università di Paris-Sud e un importante esperto di antropologia economica.
In Italia, sono nate due organizzazioni aventi lo scopo di studiare e diffondere il pensiero della decrescita e sono l'Associazione per la Decrescita, fondata tra gli altri da Luca Mercalli, Marco Bonaiuti e Paolo Cacciari, e il Movimento per la Decrescita Felice, il cui leader è Maurizio Pallante. Tra chi si ispira alla decrescita troviamo anche il Movimento 5 Stelle, la creatura dell'ex comico Beppe Grillo che alle ultime elezioni amministrative ha avuto un forte exploit ed è oggi, secondo i sondaggi, il secondo partito nazionale.

EX PRESIDENTE CEE
Nel 1972 Sicco Mansholt, presidente della Commissione Europea, ad un giornalista del settimanale "Le Nouvel Observateur" che lo incalzava così: «Si è detto addirittura che lei fosse per la crescita zero», Mansholt rispose: «Su questo punto sono stato frainteso. (...) È davvero possibile mantenere il tasso di crescita attuale senza modificare profondamente la società? Studiando lucidamente il problema, è evidente che la risposta è negativa. Addirittura, non è neanche più opportuno parlare di crescita zero, ma di una crescita al di sotto dello zero. Diciamolo chiaramente: bisogna ridurre la nostra crescita economica, per sostituirla con un altro concetto di cultura, felicità, benessere». Non contento, due anni più tardi tornò sull'argomento: «Per noi, nel mondo industrializzato, la diminuzione del livello materiale della nostra vita è diventata una necessità. Ciò non significa una crescita zero, ma una crescita negativa. La crescita è semplicemente un obiettivo politico immediato che serve gli interessi delle minoranze dominanti».

"QUELLI CHE NON SE NE ACCORGONO"
In realtà molte più persone e organizzazioni della società civile propugnano i principi della decrescita ma lo fanno inconsapevolmente o comunque senza palesarlo. Ci riferiamo a tutte quelle organizzazioni ambientaliste ed ecologiste come Legambiente e Greenpeace che sostengono buone pratiche come l'abbattimento dello spreco energetico o il passaggio alle energie rinnovabili, misure che sono auspicate da tutti sebbene non venga spiegato che la loro applicazione comporterebbe la diminuzione del Pil (se spreco meno energia ne dovrò produrre di meno) ossia vi sarebbe una decrescita. Questo collegamento logico però non viene fatto perché parlare di decrescita è considerato ancora un tabù a causa della "colonizzazione dell'immaginario" (per dirla con le parole di Latouche) a favore della crescita che negli anni è stata portata avanti.

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