La Repubblica
Italiana è nata dalla Resistenza. Si sa, nei momenti difficili le
persone tirano fuori il meglio di sé. Così, la classe dirigente e
la classe politica uscite da quella tragica e al contempo
meravigliosa tragedia sono state probabilmente le migliori di sempre.
Fra quei politici c'erano persone che avevano conosciuto ristrettezze
economiche e avevano visto gli orrori e la distruzione della guerra
ma, in qualche modo, la negazione della libertà e della giustizia
all'esterno aveva consolidato questi valori nelle loro menti. Quelle
straordinarie personalità riuscirono a mettere da parte le loro
divisioni per dar vita a quella che qualcuno definisce, non a torto,
la più bella costituzione del mondo.
Certo, non era
tutto rosa e fiori: la situazione economica era di estrema povertà,
il paese era in larga misura subalterno agli Stati Uniti e il
completamento della costruzione dello stato di diritto e dello stato
sociale era di là da venire. Ma quei momenti furono forse i più
alti che l'Italia abbia mai attraversato.
Nei decenni,
però, tutto è cominciato a decadere. L'economia si è sviluppata ma
su fondamenta fragili: la grande imprenditoria italiana è sempre
stata troppo dipendente dallo stato. I partiti si sono trasformati in
apparati di potere che accumulavano ed elargivano prebende a soggetti
scelti per cooptazione. Quando il sistema raggiunse il suo punto di
rottura e cominciarono a piovere gli avvisi di garanzia per i
parlamentari di tutte le forze politiche inviati dal pool di Mani
Pulite, fu chiaro che la prima repubblica era finita e con essa se ne
andava un pezzo dell'Italia intesa come sistema di valori forgiati
dai costituenti nel dopoguerra. I vecchi partiti sono stati spazzati
via e con essi le loro ideologie, quelle che hanno caratterizzato
l'Ottocento e il Novecento. È finita in questo modo la prima
repubblica.
L'Italia si è
gettata nelle braccia di due nuovi movimenti: Forza Italia e Lega
Nord. Entrambi promettevano rinnovamento: l'uno era la creatura di un
uomo fatto da sé che garantiva la rivoluzione liberale e l'altro
intendeva rompere con i mali dei vecchi partiti ladri.
Certo,
Berlusconi aveva già in parte dimostrato di essere un pericolo per
la libertà di stampa usando il suo impero mediatico per la propria
campagna elettorale e costringendo Montanelli ad andarsene dal
giornale che aveva fondato. E certo, la Lega era fin dagli inizi un
movimento costruito su basi razziali. Però essi apparivano comunque
come il nuovo che avanzava e che poteva innestare il cambiamento.
Solo più
tardi il berlusconismo si è dimostrato essere un fortissimo agente
patogeno per la libertà d'espressione, la giustizia e le
istituzioni, favorito dalla scarsa opposizione di un parlamento il
cui livello di onestà, etica e coerenza non è mai stato più basso.
Fortunatamente,
fattori esterni sono intervenuti a mettere in crisi questo sistema
tanto da farlo cadere.
Lo scontro
epico di ieri sera tra Berlusconi e i suoi maggiori detrattori di
questi anni, Santoro e Travaglio, ha rappresentato l'atto conclusivo
della seconda repubblica. La trasmissione ha abbandonato per un
giorno il suo obiettivo di fare informazione per celebrare un rito
catartico dove le due fazioni si sono consumate nel duello finale, un
combattimento indegno come indegno è stato questo ultimo ventennio.
L'ultima parte del secondo intervento di Marco Travaglio ci ha fatto
capire come questi anni siano stati uno spreco di tempo: si poteva
risalire dall'abisso scavato dagli scandali di Mani Pulite e invece
Berlusconi ha trascinato l'Italia ancora più in fondo. Un altro
pezzo di quell'Italia libera e giusta pensata dai padri costituenti
se n'è andato. Il resto dello spettacolo è stata semplicemente la
rappresentazione della fine dell'ideologia berlusconiana.
Ora si aprono
le porte della terza repubblica. L'Italia dovrebbe vedere un nuovo
clima di fiducia dato che Monti ha restituito al paese la sua
credibilità internazionale. Come dei ragazzini contenti
dell'approvazione dei loro coetanei, gli italiani si sentono di nuovo
considerati dalla comunità internazionale e per molti questo è
l'obiettivo più importante. Se non fosse che il paese è in balia di
una spaventosa crisi economica generata dai dogmi di una nuova
idelogia: quella dei vincoli di bilancio imposti dall'Unione Europea.
Questi diktat partoriti da una finanza virtuale completamente slegata
dall'economia reale hanno polarizzato lo scontro politico: da una
parte chi non osa metterli in discussione, dall'altra chi si apre a
una revisione di questi e degli dogmi che stanno portando il paese a
scomparire.
La guerra tra
queste due nuove fazioni eroderà un altro pezzo di quell'Italia che
abbiamo ereditato dalla Resistenza. E se la parte sbagliata prevarrà,
probabilmente non ne resterà più niente.
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