sabato 7 dicembre 2013

La povertà, il primo problema

In questi giorni sta facendo molto discutere il rapporto pubblicato dal Censis sulla società italiana (definita "sciapa", infelice, furba e immorale), ma forse il dato più importante che è stato diffuso nell'ultima settimana è quello dell'Eurostat sulla povertà. Secondo l'istituto di statistica europeo, nell'eurozona, l'Italia è seconda solo alla Grecia per il rischio di povertà e di esclusione sociale delle famiglie.
In base ai dati che si riferiscono al 2012 (quindi possiamo solo presumere che oggi siamo messi peggio), nel nostro paese il 29,9% della popolazione, ossia 18,2 milioni di persone, sono a rischio povertà. Per essere definiti a "rischio povertà", occorre soddisfare tre requisiti:
  • vivere in una famiglia con un reddito inferiore al 60% rispetto al reddito medio del paese a cui si fa riferimento. Meno di mille euro al mese, per farla breve;
  • avere "forti mancanze materiali", che significa non possedere risparmi per pagare spese impreviste, non riuscire a riscaldare la casa, non possedere un'auto;
  • vivere in una famiglia con una bassa intensità di lavoro, i cui membri quindi non riescono a lavorare a tempo pieno.
È vero che il dato potrebbe essere leggermente falsato dall'evasione fiscale ma, approsimativamente, possiamo affermare che un terzo della popolazione non riesce a lavorare abbastanza per permettersi una vita dignitosa e questo dovrebbe essere il tema principale nel dibattito politico. Abbiamo capito che l'uscita dalla crisi non è poi così vicina e la disoccupazione dovrebbe addirittura aumentare nel 2014, quindi non possiamo aspettare che l'economia riparta (sempre che si decida a farlo). Come possiamo tamponare la situazione della povertà? Con un reddito minimo garantito, uno strumento di cui sono dotati quasi tutti i paesi della zona euro (tranne Italia e Grecia, guarda caso). Qualche centinaia di euro erogati dallo stato in cambio dell'obbligo di accettare qualsiasi lavoro venga proposto. In presenza di una rete di protezione sociale così forte, si potrebbero anche abbattere alcune tutele che rendono il mercato del lavoro troppo rigido, in modo da far muovere l'economia più rapidamente. Rimane solo il problema dei fondi, che si possono recuperare attuando una serie politica di redistribuzione della ricchezza e dei redditi (i ricchi italiani sono i più ricchi d'Europa, vedi link), accompagnata da una stretta sull'evasione fiscale.
La strada per risolvere il problema è chiara, l'unica cosa che manca è la volontà politica.