venerdì 26 dicembre 2014

Negli Stati Uniti arriva la ripresa: due riflessioni

Leggevo questo interessante articolo di Politico, dove si dice che, nonostante politici, giornalisti e la stessa opinione pubblica vedano gli Stati Uniti lungo un irreversibile declino, in realtà le cose stanno migliorando. Non solo dal punto di vista del mero livello della produzione (il dato è di questi giorni: il Pil americano è cresciuto del 5% nel terzo trimestre) o del tasso di disoccupazione (che è la metà di quello europeo), ma anche sotto alcuni aspetti sociali (meno fumatori, meno costi medici, meno crimini).

Tuttavia, la gente comune è scontenta e pensa che gli Usa si stiano impoverendo. Viene da chiedersi la ragione di questo divario tra la realtà effettiva e la sua percezione. A meno che la realtà effettiva sia ben diversa. Non mi si fraintenda: è vero che molte cose migliorano, è l'effetto del progresso sociale che, nonostante tutto, va avanti. Ma, per quanto riguarda l'economia, i dati che si utilizzano comunemente per coglierne l'andamento spesso non bastano. Perché, se è vero che l'economia cresce, non è affatto detto che lo faccia in modo uniforme: larghe fette di popolazione oggi sono più povere di com'erano prima della crisi e le loro prospettive per il futuro non sono affatto rosee. Si tratta di un aumento delle disuguaglianze, un tema visto come un tabù fuori dalle cerchie della sinistra radicale. Lo stesso dato della disoccupazione nasconde l'aumento dei lavori precari, dello sfruttamento e il numero di chi un'occupazione nemmeno la cerca più. Una possibile spiegazione di questa divaricazione tra crescita economica e riduzione delle prospettive lavorative si può trovare nel fenomeno della disoccupazione tecnologica che, come ho già spiegato, tende a sfoltire l'occupazione nei settori tradizionali e a premiare con redditi sempre maggiori le professioni ai vertici dell'economia.

Un'altra riflessione che fa sorgere l'editoriale in questione riguarda il confronto tra la situazione americana e quella europea. Se l'America, seppur con i problemi che si sono detti, si sta pian piano lasciando alle spalle la crisi economica, l'Europa sembra molto lontana dal farlo. Soprattutto i paesi del Sud (Portogallo, Spagna, Italia, Grecia) appaiono avviati ad una decadenza lenta ma certa. Come se i momenti di euforia economica e sociale che essi hanno vissuto dopo l'uscita dalle dittature fasciste che hanno avuto in comune, fossero terminati e l'apatia da post sbornia incombesse. Allo stesso tempo, però, per i meccanismi perversi dell'economia, su questi paesi si sono riversati gli effetti nefasti di un'integrazione europea interrotta a metà, dopo aver costruito un'unione monetaria senza aver prima edificato la necessaria unione politica. Ciò ha in gran parte determinato il decadimento economico di questi paesi, ma non quello etico e sociale che, almeno l'Italia, sta vivendo.