mercoledì 22 febbraio 2017

I motivi del populismo



Da alcuni anni ormai la politica sta cambiando. In molti paesi occidentali guadagnano sempre più consensi idee, partiti e candidati molto diversi da quelli che abbiamo conosciuto finora. Nel 2016 abbiamo visto i primi segni tangibili di questa trasformazione: il voto sulla Brexit e l'elezione di Donald Trump. Due esiti che apparivano fantascienza fino a pochi mesi prima.
Schiere di osservatori, politici e giornalisti hanno tentato di trovare una spiegazione all'emergere di queste forze, spesso definite populiste. In molti hanno puntato il dito contro le bufale e le notizie false diffuse sul web da parte di siti più o meno vicini a questi movimenti. Si è arrivati a parlare di politica della post-verità, in cui i fatti oggettivi passano in secondo piano rispetto alle emozioni e alle convinzioni personali. Le bufale hanno avuto certamente un ruolo, ma l'ascesa del populismo sembra essere spiegata meglio con il crescente risentimento per le élite e per una classe dirigente incapace di affrontare la crisi e il lento ma costante declino delle economie occidentali. Problemi come la globalizzazione e l'immigrazione sono molto sentiti specialmente dalla classe media, che sta vedendo i propri salari restringersi e il lavoro diventare sempre più precario. È proprio la spiegazione economica al populismo che vogliamo approfondire in questo video.


Iniziamo il nostro ragionamento partendo da un libro: Postcapitalismo, scritto dal giornalista inglese del Guardian Paul Mason. In questa sede però, la tesi di fondo sostenuta da Mason non ci interessa. Ciò che ci importa è la sua analisi sull'evoluzione dell'economia negli ultimi secoli.
È dato per assodato dagli studiosi che l'economia si muova per cicli della durata di pochi anni: periodi di espansione e di crescita seguiti da periodi di depressione e crisi. È una teoria più minoritaria invece quella per cui questi cicli brevi si inseriscano in cicli più lunghi, della durata di 50-70 anni. Questi ultimi si sviluppano in forma di onde, le cosiddette Onde di Kondrat'ev, dal nome dell'economista russo Nicolaj Kondrat'ev che le ha ipotizzate per primo. Mason mescola la teoria delle onde lunghe con alcuni elementi della tradizione marxista, spiegando che un'onda inizia dopo un periodo turbolento con guerre e rivoluzioni, in cui i capitali si sono accumulati nel settore finanziario e sono state inventate nuove tecnologie che però hanno avuto difficoltà ad affermarsi fino a quel momento. Con l'inizio della fasce ascendente dell'onda, i capitali si riversano nell'economia reale e nascono nuovi modelli di impresa basati proprio su quelle innovazioni incubate nel periodo precedente. Inizia così una fase di prosperità e crescita, in cui risulta accettabile redistribuire la ricchezza verso le fasce più povere della popolazione. Arriva però un momento in cui tutto ciò si interrompe: all'improvviso ci si accorge che le aspettative per un futuro florido come il presente possono essere sbagliate, ci si rende conto che la crescita attesa in molti settori non si verificherà e che i capitali investiti troppo alla leggera non saranno più ripagati. Ci si avvia quindi verso un periodo di incertezza sui mercati, sulle monete e sugli assetti globali. I salari vengono colpiti e lo stato sociale ridimensionato. I capitali ritornano ad affluire verso il mondo della finanza. Le crisi si fanno sempre più frequenti e profonde, spianando la strada a conflitti e guerre. E alla fine un'altra onda prende il sopravvento.


Dalla prima rivoluzione industriale, gli economisti individuano quattro o cinque cicli, a seconda dell’interpretazione a cui si fa riferimento. Ogni onda però è diversa dalla precedente: ogni ciclo porta con sé un sistema socio-economico del tutto nuovo. Scrive Mason che “il momento della mutazione è fondamentalmente economico. È l’esaurimento di un’intera struttura – modelli di impresa, insiemi di competenze, mercati, valute, tecnologie – e la sua rapida sostituzione con una struttura nuova”.
Forse è il caso di fare un esempio. Il ciclo in cui ci troviamo ora è iniziato subito dopo la seconda guerra mondiale. Già prima del 1945 erano state compiute invenzioni e scoperte molto importanti, ma il conflitto mondiale causato anche dagli squilibri economici e finanziari precedenti aveva impedito che esprimessero il loro potenziale. Nel dopoguerra si creò da zero un nuovo sistema economico, basato su nuove tecnologie come l’automazione delle fabbriche, nuove fonti energetiche come il petrolio e su un nuovo paradigma economico, costituito dal fortunato connubio di libero mercato e protezione sociale da parte dallo stato. Ciò ha garantito una lunga fase di prosperità. Lo stadio ascendente dell’onda si è concluso nel 1973. La crisi petrolifera ha avviato la fase discendente, in cui i salari hanno smesso di crescere e gli investimenti sono passati dai settori produttivi al mondo della finanza.
Ora, resta da capire un ultimo punto: cosa provoca la fine di un ciclo e l'inizio di un altro? Cosa riscatta l’economia da un lungo periodo di declino e la mette sulla strada di una rinnovata prosperità? Paul Mason cerca la risposta a queste domande nell’azione delle classi sociali. Come abbiamo detto, nella parte calante di un ciclo assistiamo ad un restringimento dei salari e del welfare, quindi la classe media è quella su cui ricade di più il peso della recessione economica. L’apertura di un nuovo ciclo avviene quando questo peso diventa insostenibile, i lavoratori si rivoltano e il sistema è costretto ad una trasformazione radicale. Dice Mason: “lo stato è costretto ad agire: formalizzando nuovi sistemi, incentivando le nuove tecnologie, fornendo capitali e tutele a chi innova”.


Perché abbiamo parlato di tutto questo per spiegare l’ascesa del populismo? Perché quello a cui stiamo assistendo è molto simile a quanto previsto dal modello di Mason. A partire dagli anni 80, i salari nei paesi occidentali sono cresciuti molto poco e la ricchezza si è spostata sempre di più verso le rendite e i profitti della fetta più ricca della popolazione. A partire dalla crisi economica del 2008, la classe media ha visto il proprio tenore di vita sprofondare. Molti hanno perso il lavoro e chi l’ha mantenuto ha dovuto accettare condizioni lavorative decisamente più precarie. Le nuove generazioni hanno davanti un futuro che rischia di essere peggiore di quello della generazione precedente.
Per questo molti oggi se la prendono con la globalizzazione e l’immigrazione, che diventano dunque i bersagli preferiti di Trump, dei sostenitori della Brexit e di tutte quelle forze anti-establishment che spuntano come funghi in Europa. Laddove la politica tradizionale sembra aver finito le cartucce senza riuscire a portare un vero cambiamento, gli elettori decidono di dare una chance a chi rappresenta la novità e la rottura col mondo precedente.
Questi nuovi soggetti, tuttavia, non sembrano avere a portata di mano le soluzioni necessarie. Le loro proposte, quando esistono, sono confuse e parziali. Il loro immaginario guarda al passato, si rivolgono ad elettori nostalgici di un mondo che era facile comprendere mentre sono spaventati dalle sfide del presente. Come nei momenti finali di un ciclo, oggi assistiamo a innovazioni straordinarie nei campi di Internet, dell’intelligenza artificiale, della stampa 3D e delle energie rinnovabili. Ma il mondo di oggi non sembra ancora pronto per accoglierle. Inoltre servirà altro tempo prima di poter toccare con mano il loro immenso potenziale. Quindi forse il populismo è solo una fase di passaggio, superata la quale conosceremo l’inizio di un nuovo ciclo e di un nuovo periodo di benessere con prospettive che ancora non possiamo immaginare.

martedì 7 febbraio 2017

Il discorso di David Harbour sulla recitazione e l'empatia


Arrivo un po' in ritardo, ma voglio proprio postare la trascrizione e la traduzione (mia) del bellissimo discorso di David Harbour alla cerimonia di premiazione dei SAG Awards, un premio degli attori per gli attori. Harbour interpreta nella serie Stranger Things di Netflix il ruolo del poliziotto tutto d'un pezzo che si batte contro i mostri di un universo parallelo e contro chi cerca di mettere tutto sotto silenzio. Ok, detto così sembra un prodotto trash ma vi assicuro che è una serie che merita di essere vista. Durante la premiazione, Harbour si mette dal nulla a pronunciare questo discorso molto appassionato sull'arte della recitazione e su come possa aiutare a sentirci tutti più vicini. Infine, si scaglia e ci invita a sollevarci contro i bulli e chi cerca di colpire i deboli e gli emarginati. È chiaro il riferimento al recente insediamento di Donald Trump e ai suoi primi atti da presidente, ma credo che siano parole che possa andare al di là della contingenza del momento.

Trascrizione:

«I would just like to say, in light of all that’s going on in the world today, it’s difficult to celebrate the already celebrated Stranger Things, but this award from you who take your craft seriously and earnestly believe, like me, that great acting can change the world is a call to arms from our fellow craftsmen and women to go deeper. And through our art to battle against fear, self-centeredness and exclusivity of our predominantly narcissistic culture and through our craft to cultivate a more empathetic and understanding society by revealing intimate truths that serve as a forceful reminder to folks that when they feel broken and afraid and tired they are not alone. We are united in that we are all human beings and we are all together on this horrible, painful, joyous, exciting and mysterious ride that is being alive.
Now, as we act in the continuing narrative of Stranger Things, we 1983 midwesterners will repel bullies. We will shelter freaks and outcasts, those who have no home. We will get past the lies. We will hunt monsters and when we are at a loss amidst the hypocrisy and the casual violence of certain individuals and institutions, we will, as per Chief Jim Hopper, punch some people in the face when they seek to destroy the weak and the disenfranchised and the marginalized. And we will do it all with soul, with heart, and with joy. We thank you for this responsibility. Thank you.»

Traduzione:

«Vorrei soltanto dire che, alla luce di tutto quello che sta succedendo nel mondo, è difficile celebrare il già celebrato Stranger Things, ma questo premio da chi prende il proprio mestiere seriamente e crede sinceramente, come me, che la grande recitazione può cambiare il mondo è una chiamata alle armi dai nostri colleghi a fare ancora di più. E attraverso la nostra arte batterci contro la paura, l'egocentrismo e l'esclusivismo della nostra cultura prevalentemente narcisistica e attraverso il nostro mestiere coltivare una società più empatica e comprensiva rivelando verità intime che servano da potente promemoria per coloro che si sentono abbattuti, impauriti e stanchi che non sono soli. Siamo uniti nell'essere tutti umani e siamo tutti insieme su questa orribile, dolorosa, gioiosa, emozionante e misteriosa corsa che è essere vivi.
Oggi, come facciamo nel racconto in corso di Stranger Things, noi gente del midwest del 1983 respingeremo i bulli. Proteggeremo i diversi e i reietti, chi non ha una casa. Supereremo le menzogne. Daremo la caccia ai mostri e quando ci sembrerà di perdere contro l'ipocrisia e la violenza gratuita di certi individui e organizzazioni, tireremo, come il poliziotto Jim Hopper, un pugno in volto a quelle persone che cercano di distruggere i deboli, gli esclusi e gli emarginati. E lo faremo tutti con l'anima, il cuore e gioia. Vi ringraziamo per questo onore. Grazie.»