Posto un mio articolo che è stato pubblicato sul giornalino del mio liceo. Prima l’articolo originale, poi quello corretto per la pubblicazione.
Sulla scia di Usa, Germania e Francia e con l’insediamento del nuovo governo, anche in Italia si comincia a parlare dell’abolizione dell’insegnamento del latino nei licei, soprattutto in quello scientifico, che sarà rimpiazzato da una seconda lingua straniera.
Ma siamo sicuri che cancellando dalle scuole superiori la lingua di Ovidio e Cicerone si contribuirà a riportare l’istruzione italiana agli apici delle graduatorie internazionali? O più probabilmente è solo un altro modo per svalutarla? Non è forse il latino la lingua che è alle radici della nostra? Dunque, bandire questo idioma sembra quasi irrealistico, visto che, se proprio si deve fare a meno dello status quo, si potrebbe ridurne lo ore di apprendimento alla settimana, visto che eguagliano o superano quelle delle altre materie, oggigiorno più importanti.
Il latino è rilevante nella formazione culturale di un individuo poiché aiuta a sviluppare ed incrementare le capacità logiche, razionali e cognitive e, grazie alle sue complesse strutture morfosintattiche, rende più remunerativo l’apprendimento dell’italiano, dando le facoltà di formare periodi molto più articolati e di allargare il proprio vocabolario. È perciò una via per imparare ad esprimersi con maggiore naturalezza, permettendo di spiegare meglio ciò che passa per la mente. Inoltre non si potrebbe leggere e studiare i grandi autori latini del passato, come Ovidio, Virgilio, Tacito, senza conoscere approfonditamente questo linguaggio. Per quanto riguarda il punto di vista pratico, il latino è utile anche nella scelta e nel frequentare determinate facoltà universitarie, prevalentemente in campo umanistico. Infine si potrebbe dire che il latino negli Stati Uniti, nonostante sia stato abolito come materia obbligatoria da tempo, ogni anno la percentuale di persone che partecipano a corsi e che richiedono una certificazione in questa disciplina continua ad aumentare.
Tuttavia una buona parte degli studenti (e non solo) ritengono che lo studio del latino sia completamente inutile al giorno d’oggi.
Le loro motivazioni riguardano il fatto che è una lingua cosiddetta “morta”, ovvero non parlata più, e che porta via tempo ad altre materie più utili nel futuro mondo del lavoro.
Per quanto riguarda il fatto che sia una lingua “morta”, non vuol dire che essa non riviva nelle opere degli antichi autori latini di cui sopra, fondamenti della nostra cultura. Mentre in parte è vero che sottrae tempo ad altre discipline, tuttavia è meglio avere più capacità di ragionamento, che sapere un paio di concetti in più all’incirca soggetti che forse non avranno nessun profitto in futuro.
Quindi è innegabile l’utilità del latino nello sviluppo culturale di una persona, ma è altrettanto vero che nei licei il numero di ore di studio di questa disciplina sono realmente eccessive, pertanto senza ricorrere alla sua totale e ingiusta soppressione, sarebbe sufficiente una riduzione del tempo di studio, magari favorendo materie più specialistiche.
Sulla scia di Usa, Germania e Francia, anche in Italia si ricomincia a parlare dell’abolizione dell’insegnamento del latino nei licei, soprattutto in quello scientifico, che sarà rimpiazzato da una seconda lingua straniera.
Ma siamo sicuri che cancellando dalle scuole superiori la lingua di Ovidio e Cicerone si contribuirà a riportare l’istruzione italiana agli apici delle graduatorie internazionali? O non sarà solo, più probabilmente, un altro modo per svalutarla? Non è forse il latino la lingua che è alle radici della nostra? Bandire dunque lo studio di questo idioma appare una scelta inutilmente drastica, visto che, se proprio si vogliono cambiare le cose, si potrebbe ridurne le ore settimanali di insegnamento, visto che eguagliano o superano quelle delle altre materie, oggigiorno altrettanto importanti.
Il latino, infatti, è rilevante nella formazione culturale di un individuo, poiché aiuta a sviluppare ed incrementare le capacità logiche, razionali e cognitive e, grazie alle sue complesse strutture morfosintattiche, rende più facile l’apprendimento dell’italiano, migliorando le capacità di formare periodi molto più articolati e arricchendo il proprio vocabolario. È perciò una via per imparare ad esprimersi con maggiore naturalezza, permettendo di spiegare meglio ciò che passa per la mente.
Inoltre non si potrebbero leggere e studiare i grandi autori del passato, come Ovidio, Virgilio, Tacito, senza conoscere approfonditamente questa lingua.
Dal punto di vista pratico, il latino è utile anche nella scelta e nella frequentazione di determinate facoltà universitarie, non solo in campo umanistico, poiché il linguaggio di molte discipline scientifiche ha nel latino la sua base principale. Come non bastasse, anche negli Stati Uniti, dove scuola superiore ed università hanno sempre privilegiato le materie tecnico-scientifiche, si sta riscoprendo la lingua di Cesare e Cicerone, come dimostra l’aumentato numero di corsi richiesti dagli studenti.
Convincere, tuttavia, i tenaci detrattori del latino è difficile.
Una buona parte degli studenti (e non solo) ritengono, infatti, che lo studio del latino sia completamente inutile al giorno d’oggi.
Per il partito degli abolizionisti, si tratta di una lingua cosiddetta “morta”, ovvero non parlata più, che porta via tempo ad altre materie, più utili nel futuro mondo del lavoro.
Ciò è confutato, però, dal fatto che essa rivive, oltre che in opere immortali, anche in numerose lingue moderne, nelle istituzioni ancora oggi vigenti. Esiste il referendum, il quorum delle elezioni, il qui pro quo, il mitico “carpe diem”, e molto altro ancora.
Certo, in parte è vero che sottrae tempo ad altre discipline; tuttavia avere più capacità di ragionamento e più strumenti per capire il nostro mondo è importante, e ci aiuterà a non fare in tante occasioni la parte del povero Renzo, confuso dal “latinorum” di Don Abbondio.
Non abolire, dunque, ma riorganizzare, in modo da dare l’adeguato spazio a tutte le discipline oggi importanti.
Interessante come dalla prima riga sia sparita la parte di frase “e con l’insediamento del nuovo governo”…
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