Da giorni schiere di editorialisti e opinionisti tuttologi si stanno cimentando nell'esegesi del comportamento dei "marziani" (ipse dixit) atterrati nei palazzi del potere romani, cioè i neo parlamentari del Movimento 5 Stelle. Tra le molte mistiche interpretazioni c'è chi (a sinistra) li bolla come fascistoidi da strapazzo e chi (a destra) li annovera tra le file dell'Armata Rossa. In pochi riescono a capire questo nuovo fenomeno politico.
In realtà alcune analisi hanno colpito nel segno sottolineando la provenienza trasversale degli elettori grillini, da destra come da sinistra, dalle classi più istruite come da quelle meno, dal Nord come dal Sud. In realtà una distinzione che si può fare c'è. E riguarda le motivazioni personali che hanno dettato il voto per il M5S. Per capire le due differenti dimensioni, dobbiamo prendere in considerazione un punto temporale, che è quello delle scorse elezioni amministrative, nel maggio 2012.
Infatti, prima di quell'appuntamento elettorale, il movimento grillino era totalmente sconosciuto ai più e nei mass media tradizionali i riferimenti ad esso potevano essere contati sulle dita di una mano. I sondaggi lo davano sotto il 5%. Coloro che sostenevano il M5S fino ad allora erano perlopiù persone che provenivano da una cultura di sinistra, attivisti attenti all'ambiente e ai diritti.
A partire dal giorno dopo le elezioni amministrative, giornali e tv hanno cominciato ad accorgersi del nuovo fenomeno 5 Stelle, hanno iniziato a rincorrere i grillini che però si rifiutavano alle loro sirene. I giornalisti così dovevano arrangiarsi da soli nel raccontare la nuova forza politica e così si concentravano quasi esclusivamente sulle critiche alla casta, sulla rottura con i partiti tradizionali, sottolineando la freschezza, la semplicità e le facce giovani dei militanti pentastellati. Al racconto giornalistico si sono aggiunte le invettive e gli insulti gratuiti ai grillini da parte di tutti quei politici che appaiono sempre nei talk show ma che nessuno vorrrebbe più vedere, da destra a sinistra, e che quindi spingono gli italiani nelle braccia dei loro avversari. Il combinato disposto di questi fattori ha generato un'enorme esposizione mediatica del Movimento 5 Stelle che ha fatto incetta di consensi tra chi è stanco della vecchia classe politica per la sua autoreferenzialità e inconcludenza.
Questi elettori sono però molto diversi da quelli che sostenevano il M5S in precedenza: non hanno forti e radicate convinzioni politiche e ideologiche e provengono da tutti i vecchi schieramenti in modo trasversale. Grillo ha colto da subito l'opportunità, accentuando nei suoi comizi-spettacoli la critica alla politica tradizionale. Anzi, ha fatto di più. Per intercettare anche l'elettorato in fuga dal centrodestra, ha allargato il programma elettorale del Movimento a questioni sensibili a quell'area politica - come le tasse, Equitalia, il redditometro - o attenuando la critica all'evasione fiscale.
Queste nuove frange di votanti oggi potrebbero irrigidirsi sapendo che gli eletti alle camere del M5S fanno parte del nucleo originario degli attivisti grillini. Infatti, essi sono stati scelti attraverso le cosiddette "parlamentarie", alle quali poteva candidarsi soltanto chi si fosse già presentato in una lista comunale o regionale in elezioni precedenti e non fosse stato eletto. Questi nuovi parlamentari a 5 stelle, insieme a Grillo, stanno portando avanti un programma profondamente radicale, quasi rivoluzionario, senza però che a questo corrisponda un reale volontà da parte di tutti gli elettori grillini. In questo senso l'ex comico e i suoi sodali hanno truffato gli italiani, facendo leva su sentimenti di avversione nei confronti della malapolitica per cambiare l'Italia in profondità. A ben pensarci, però, hanno fatto ciò che la sinistra non è riuscita a fare nell'ultimo ventennio: hanno utilizzato armi tradizionalmente appartenenti a Berlusconi, come l'incisività comunicativa, per poter vincere le elezioni e imporre un'agenda di cambiamento con temi come la solidarietà, un nuovo modello di sviluppo, un'economia solidale, una maggiore attenzione verso i diritti e la tutela dell'ambiente.
In realtà alcune analisi hanno colpito nel segno sottolineando la provenienza trasversale degli elettori grillini, da destra come da sinistra, dalle classi più istruite come da quelle meno, dal Nord come dal Sud. In realtà una distinzione che si può fare c'è. E riguarda le motivazioni personali che hanno dettato il voto per il M5S. Per capire le due differenti dimensioni, dobbiamo prendere in considerazione un punto temporale, che è quello delle scorse elezioni amministrative, nel maggio 2012.
Infatti, prima di quell'appuntamento elettorale, il movimento grillino era totalmente sconosciuto ai più e nei mass media tradizionali i riferimenti ad esso potevano essere contati sulle dita di una mano. I sondaggi lo davano sotto il 5%. Coloro che sostenevano il M5S fino ad allora erano perlopiù persone che provenivano da una cultura di sinistra, attivisti attenti all'ambiente e ai diritti.
A partire dal giorno dopo le elezioni amministrative, giornali e tv hanno cominciato ad accorgersi del nuovo fenomeno 5 Stelle, hanno iniziato a rincorrere i grillini che però si rifiutavano alle loro sirene. I giornalisti così dovevano arrangiarsi da soli nel raccontare la nuova forza politica e così si concentravano quasi esclusivamente sulle critiche alla casta, sulla rottura con i partiti tradizionali, sottolineando la freschezza, la semplicità e le facce giovani dei militanti pentastellati. Al racconto giornalistico si sono aggiunte le invettive e gli insulti gratuiti ai grillini da parte di tutti quei politici che appaiono sempre nei talk show ma che nessuno vorrrebbe più vedere, da destra a sinistra, e che quindi spingono gli italiani nelle braccia dei loro avversari. Il combinato disposto di questi fattori ha generato un'enorme esposizione mediatica del Movimento 5 Stelle che ha fatto incetta di consensi tra chi è stanco della vecchia classe politica per la sua autoreferenzialità e inconcludenza.
Questi elettori sono però molto diversi da quelli che sostenevano il M5S in precedenza: non hanno forti e radicate convinzioni politiche e ideologiche e provengono da tutti i vecchi schieramenti in modo trasversale. Grillo ha colto da subito l'opportunità, accentuando nei suoi comizi-spettacoli la critica alla politica tradizionale. Anzi, ha fatto di più. Per intercettare anche l'elettorato in fuga dal centrodestra, ha allargato il programma elettorale del Movimento a questioni sensibili a quell'area politica - come le tasse, Equitalia, il redditometro - o attenuando la critica all'evasione fiscale.
Queste nuove frange di votanti oggi potrebbero irrigidirsi sapendo che gli eletti alle camere del M5S fanno parte del nucleo originario degli attivisti grillini. Infatti, essi sono stati scelti attraverso le cosiddette "parlamentarie", alle quali poteva candidarsi soltanto chi si fosse già presentato in una lista comunale o regionale in elezioni precedenti e non fosse stato eletto. Questi nuovi parlamentari a 5 stelle, insieme a Grillo, stanno portando avanti un programma profondamente radicale, quasi rivoluzionario, senza però che a questo corrisponda un reale volontà da parte di tutti gli elettori grillini. In questo senso l'ex comico e i suoi sodali hanno truffato gli italiani, facendo leva su sentimenti di avversione nei confronti della malapolitica per cambiare l'Italia in profondità. A ben pensarci, però, hanno fatto ciò che la sinistra non è riuscita a fare nell'ultimo ventennio: hanno utilizzato armi tradizionalmente appartenenti a Berlusconi, come l'incisività comunicativa, per poter vincere le elezioni e imporre un'agenda di cambiamento con temi come la solidarietà, un nuovo modello di sviluppo, un'economia solidale, una maggiore attenzione verso i diritti e la tutela dell'ambiente.