Forse è stato meglio così. Il Regno Unito non è mai stato interessato a far parte di un'unione politica ma solo di un mercato unico. Ora lo si ammetta nel mercato comune europeo come non membro Ue (alla stregua di Islanda, Liechtenstein e Norvegia) e si chiuda la questione in tempi rapidi.
Per quanto riguarda l'Unione Europea, adesso può integrarsi maggiormente perseguendo l'obiettivo previsto dai trattati della "ever closer union" (un'unione sempre più stretta), in modo da funzionare davvero come dovrebbe (e soprattutto far funzionare l'unione monetaria che, così com'è, sta facendo parecchi danni). Da europeista, mi auguro di cuore che questo accada, ma se mi guardo attorno non posso che essere pessimista.
Infatti, l'avversione verso l'Ue non è una prerogativa dei britannici. Molti altri paesi europei, Italia compresa, sono divisi circa a metà tra chi vuole rimanere e chi vuole lasciare l'Ue. I motivi per cui molti cittadini inglesi hanno votato per il leave sono gli stessi che animano gli euroscettici degli altri paesi. Il principale di questi riguarda gli effetti della globalizzazione. Parlo dell'immigrazione, il cui aumento repentino ha spaventato larghe fette della popolazione, che si sono ritrovate improvvisamente in una società multiculturale che non sono riuscite a comprendere. Ma parlo anche della globalizzazione economica. I trattati di libero scambio, così come l'immigrazione, sono una cosa positiva per l'economia nel suo complesso, tutti gli studi concordano a riguardo. Il problema è che entrambi questi fenomeni danneggiano alcuni strati sociali, i più deboli, i più poveri, i meno istruiti. I cosiddetti "sconfitti della globalizzazione". Sono persone che perdono il lavoro perché se ne va in Cina o in India e che vedono i loro figli o nipoti senza prospettive. Per questo se la prendono con la classe dirigente, con l'élite, che non è riuscita a proteggerle. E in questa categoria ci finisce pure l'Unione Europea, vista come la quintessenza della tecnocrazia, lontana dal popolo, che impone restrizioni economiche e regolamenti assurdi. Se l'Ue vuole salvarsi, è arrivato il momento per i paesi europei di unirsi veramente e combattere insieme le diseguaglianze e le incertezze create dal mondo globalizzato di oggi.
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